Teatro e Yoga - Gli insospettabili tratti comuni


Lo stretto legame tra "il lavoro dell'attore" e lo yoga è spesso sconosciuto ai più, a volte del tutto inaspettato. La televisione, il cinema e il teatro d'intrattenimento hanno reso la figura dell'attore ben lontana da quello che è in realtà e l'impostazione del training attorale sfugge, per sua stessa definizione, alle masse: si tratta infatti di un lavoro millesimale, eterogeneo e costante.

L'attore, nell'arco di tutta la sua formazione -che non cessa nemmeno raggiunti i più alti picchi professionali e, anzi, si fa sempre più intensa e cosciente- educa, cura, esercita e perfeziona, ogni aspetto di sé.

Fin dalla seconda metà dell'Ottocento K. S. Stanislavskij sostiene che l'attore, per evitare le lusinghe e le trappole di una recitazione improvvisata, deve coltivare un lavoro severo e costante su se stesso. Ed è proprio con Stanislavskij -attraverso le ricerche e il grande contributo dell'amico e collaboratore L. A. Sulerzickij- che lo yoga, all'epoca ancora sconosciuto in tutta Europa, entra a far parte del mondo dell'attore e, più in generale, del mondo occidentale.

All'interno del Metodo, questa antica disciplina orientale non avrà un ruolo netto e primario ma, già dai primi anni di ricerca, è chiaro a Stanislavskij che le tecniche dello yoga sono uno strumento chiave per sviluppare, allenare e fortificare numerosi aspetti fondamentali per una corretta interpretazione attorale. Successivamente lo yoga si è stabilito all'interno di ulteriori importanti strutture formative di ricerca teatrale, in particolare J. Grotowski fece largo uso di questa disciplina nel suo percorso di studio pedagogico sull'attore.

Vediamo ora, nel dettaglio e in termini pratici, in che modo lo yoga entra in contatto diretto con il mondo della ricerca e della formazione teatrale.

  • Rilassamento e meditazione: si tratta di due aspetti contigui e fondamentali che l'attore deve esercitare con estrema cura al fine di ottenere un corpo duttile, tonico e attivo ma sempre malleabile, e una mente libera e costantemente pronta all'esplorazione interiore e profonda di sé e del personaggio. Si tratta inoltre di un punto di partenza cruciale per tutti gli esercizi legati all'elaborazione creativa e alla memoria sensoriale
  • Assenza di giudizio e di competizione: fondamentale per tutti coloro che seguono il Metodo di Stanislavskij è un percorso di studio e di lavoro sempre esente dal giudizio, dal pregiudizio e dalla competizione al fine di una crescita e di uno sviluppo creativo radicalmente libero. Come lo yoga insegna, eliminare la competizione e il giudizio/pregiudizio non significa annullare il pensiero critico e lo stimolo ad una crescita continua, anzi è proprio in questa libertà che si trova lo slancio migliore per osservazioni costruttive atte ad un miglioramento progressivo ma perenne
  • Respirazione: sia lo yoga che il teatro hanno in comune l'esercizio costante del respiro profondo e diaframmatico. In entrambe le discipline la respirazione è curata in modo assolutamente meticoloso al fine di rilassare, rigenerare e potenziare l'energia fisica e mentale, ma anche per incanalare in un flusso libero e dinamico tensioni, emozioni e sentimenti. Nel teatro, lo studio e l'educazione ad una corretta respirazione, è anche un passaggio fondamentale per la giusta veicolazione della voce. Nello yoga, invece, la corretta pratica delle asana (posizioni) passa anche da un approfondito studio delle tecniche di pranayama (respirazione)
  • Disciplina, cura e sacralità: sono aspetti insiti e imprescindibili tanto nell'approccio teatrale quanto in quello allo yoga. I termini "disciplina" e "sacralità" non devono essere però confusi con le loro più basse e comuni accezioni, in questo ci viene in soccorso la parola "cura" il cui significato va inteso nel senso più hideggeriano possibile: l'essere delle esserci che l'Io, come individuo e come Essere, esercita in completa apertura e attenta relazione con il mondo
  • Unificazione di corpo e mente: a differenza della radicale divisione di corpo e mente/anima tipicamente cristiana e cartesiana, che ha permeato e influenzato il pensiero occidentale a lungo, il teatro contemporaneo tanto quanto lo yoga sentono fortemente l'unificazione di corpo e mente. La cura di entrambi si muove di pari passo e si implicano a vicenda in ogni loro azione, non vi è predominanza di uno sull'altro ma piena collaborazione e totale coesione
  • Il valore del gesto e del movimento: a partire dal Metodo Stanislavskij e dal Teatro della Crudeltà di Artaud, passando per la biomeccanica teatrale, per Strasberg e Grotowski e per l'arte mimica e il cinema muto, giungendo fino alla performance e al Tanztheater di Pina Bausch, tra Ottocento e Novecento, il gesto e il movimento acquistano sempre più valore e potere comunicativo. Precedentemente sviliti dagli eccessi del teatro di parola e dalla deificazione della declamazione letteraria, corpo, movimento e gestualità, hanno riconquistato la loro forza. Lo yoga, da millenni, dà invece grande rilievo al corpo, al movimento e al gesto e può essere una pratica davvero importante per coltivare un dinamismo elegante e sacrale ma mai vuoto di intensità e significati. Nel teatro come nello yoga il corpo è sempre veicolo di espressività ed emozioni
  • La coltivazione del silenzio e dell'immobilità: una delle più grandi paure dell'attore è il silenzio -spesso tagliato, mangiato e annientato da attori troppo ansiosi e frettolosi- così come la necessità di dover stare in scena "senza fare nulla". Eppure, tanto la drammaticità quanto la comicità spesso necessitano dei giusti silenzi, così come la presenza scenica si amplifica attraverso un corpo capace di comunicare senza eccessi descrittivi sovraccaricati da movimenti e gesti inutili. Queste paure sono sintomi comuni e naturali dell'insicurezza di ciascun individuo che la pratica dello yoga aiuta ad affrontare, insegnando -inoltre- quanto il silenzio e l'immobilità possano essere pregni di significato e ricchi di pensiero
In fine, per approcciarsi in modo corretto e profondo a entrambe queste discipline, è importante capire che, tanto per lo yoga quanto per l'attore, il corpo è un medium, veicolo sacro per l'espressione di sé e di una Trascendenza Altra che, tramite il filtro dell'Io, si manifesta sempre e comunque nel Qui e Ora.

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